Visione e coerenza
Esattamente vent’anni fa, Mario Monti scriveva su vari editoriali apparsi sul Corriere della Sera e recentemente ripubblicati in una miscellanea del titolo “Le parole e i fatti” (Rizzoli, 2012) che l’Italia è afflitta da una grave «perdita di competitività derivante dall’obsolescenza di un sistema» e da «una finanza pubblica che ha sistematicamente violato il vincolo di bilancio».
Il sistema che Monti considerava obsoleto 20 anni fa, oggi si è arricchito di nuove interessanti superfetazioni, ad esempio una riforma del Titolo V che ha consentito alle Regioni non solo di costituire uno dei principali capitoli di spesa pubblica, ma anche di legiferare in maniera compulsiva e spesso concorrente alla normativa nazionale.
Non solo, la violazione dei vincoli di bilancio è stata la regola per 3/4 di questi ultimi 20 anni e le conseguenze, già tutte previste dal Professore, si sono verificate con devastante puntualità.
È molto difficile spiegare agli italiani (e agli europei) che i tempi dell’economia sono spesso molto lunghi, e l’epifenomeno che osserviamo oggi non è altro che la punta di un iceberg che si è formato nei lustri precedenti. Analogamente è difficile spiegare che l’introduzione dell’IMU si è resa necessaria come misura di emergenza per salvare l’Italia da un default e che essa deve essere controbilanciata nell’immediato futuro da una drastica riduzione del cuneo fiscale, vero carburante per alimentare la ripartenza del Paese.
Tale operazione potrà tuttavia avvenire solo se accompagnata da una riforma strutturale che porti ad un netto risparmio sui costi dello stato, esattamente ciò che il governo Monti ha tentato di fare con l’abolizione delle Province e che l’intera ecumene politica ha bloccato in commissione per salvaguardare i propri interessi particolari.
Il ripensamento delle architetture dello stato, così come accennato nella cd. Agenda Monti, è senz’altro il punto che più ci interessa, ed è un peccato che non sia trattato più nel dettaglio, ma l’analisi degli scritti recenti del prof.Monti conduce a pensare che porterebbe alla fine del bicameralismo perfetto, alla cessione di altri segmenti di sovranità a livello sovranazionale e a una più incisiva introduzione di criteri meritocratici nella P.A., tutti obiettivi più che auspicabili ma per i quali occorre una convergenza parlamentare più che decisa.
La relativa impermeabilità mostrata finora dal progetto montiano nei confronti di alcuni contributi da parte della società civile (ad es. Fermare il Declino o Rinascimento Italiano) è poco comprensibile alla luce di una oggettiva necessità di consenso sul tema delle riforme istituzionali, su cui pure vi è una netta convergenza con molti soggetti non (ancora) inclusi nella lista “Con Monti per l’Italia”.
Il tempo ci dirà se le nostre analisi sono fondate.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.