Le tre cose da fare subito
Mancano poco più di due settimane alla presentazione del primo dei “Quaderni di Forma”. Si tratta di una sorta di documento di indirizzi che sintetizza la nostra visione dello stato democratico e immagina uno scenario futuro in cui il principio di competenza conviva con quello di rappresentanza in un’architettura efficiente e accountable.
È un progetto visionario, certo, e tuttavia offre alcune idee spendibili nell’immediato. Oltre a quanti già detto mesi fa in occasione della pubblicazione della cd. “Agend Monti” infatti, si possono individuare almeno tre provvedimenti che, se implementati, contribuirebbero non solo al miglioramento dell’assetto attuale, ma potrebbero costituire le fondamenta di quello futuro. Essi sono:
Modifica dell’art. 138 della Costituzione. La procedura per modificare la Carta costituzionale va drasticamente semplificata. Allo stato attuale, infatti, alle naturali resistenze dei partiti si sommano quelle delle procedure, con la conseguenza di rendere pressoché impossibile ogni cambiamento: la somma del tempo necessario a dare consistenza a un progetto politico sufficientemente condiviso e quello necessario al rispetto delle procedure dell’art.138,infatti, superano ampiamente la vita media di un governo e, spesso, di una legislatura. Per fortuna, e con buona pace del M5S, a questo sta pensando – seppur con una certa pavidità – il governo Letta.
Ontologia della P.A. Realizzare delle ontologie in ambito amministrativo è ormai necessario prima ancora che conveniente. La coesistenza, infatti, di enormi database tra di loro scollegati (pensiamo, ad esempio, ai DB di PRA, ACI, e Ministero dei Trasporti) comporta un’ingente mole di di lavoro inutile perché duplicato e un parziale accesso ai dati. Raccordare queste informazioni attraverso un’ontologia consentirebbe non solo di aumentare in maniera quadratica l’efficienza del sistema, ma anche di rendere disponibili i dati a interrogazione da parte di altri attori (ad es. il MEF o l’Agenzia delle Entrate, nel caso in esempio).
Democrazia liquida. In un’epoca in cui la comunicazione è istantanea, sempre più ampie porzioni di cittadinanza sentono la necessità di partecipare al processo democratico o comunque di non sentirsi escluse dalla vita politica dopo la conclusione delle elezioni. Come già sperimentato in diverse aree del mondo (si pensi, ad esempio, all’ “open 311” della città di Chicago) è possibile implementare forme di e-democracy, almeno come strumenti di feedback, a partire dal livello locale (comuni, municipi). Nel tempo, tali strumenti potrebbero essere affinati e il loro utilizzo allargato ad altri ambiti, ad es. Il maggiore coinvolgimento della cittadinanza nella costruzione del consenso necessaria alle opere di pubblica utilità ma con un impatto ambientale su un certo territorio.
Si tratta di tre azioni concrete e la cui applicazione può non solo produrre benefici nel breve termine, ma soprattutto costituire una base da cui partire per una più sostanziale riforma delle architetture democratiche dello stato nella direzione di quell’efficacia, efficienza e accountability oggi largamente assenti.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.