Dynamic Polyarchy
Le Carte Costituzionali degli Stati sorti nel dopoguerra sono inevitabilmente figlie del proprio tempo, di un mondo ancora profondamente legato ai localismi e impaurito da possibili ricadute di autoritarismo. Il risultato è stato — forse in Italia più che altrove — uno Stato capace di garantire la democrazia ma progressivamente sempre più incapace di garantire efficacia ed efficienza delle istituzioni.
Pensare ad un modello diverso di democrazia che integri il principio di rappresentanza con quello (ormai irrinunciabile) della competenza è l’obiettivo di Forma. Ciò che nella nostra prima monografia era stato definito come “democrazia liquida a ontologia esplicita integrata” ha trovato, dopo un anno di raffinamento delle idee, la più sintetica definizione di Dynamic Polyarchy. Due sono i cardini di questo sistema:
- Separazione dei processi. L’idea settecentesca della separazione dei poteri come sistema di pesi e contrappesi è sostituita da quella più efficiente della separazione dei processi di ogni potere. Ogni attore istituzionale, in altre parole, detiene un segmento di più poteri. Ciò consente di evitare lo scollamento tra fase legislativa, esecutiva ed amministrativa che oggi costituisce il più vistoso ostacolo all’efficienza delle istituzioni, senza sacrificare la garanzia democratica. La separazione dei processi non si applica al potere giudiziario;
- Integrazione del principio di competenza. Oggi tutti gli attori istituzionali (a volte fino anche ai vertici dell’amministrazione) sono espressione del principio di rappresentanza. Si tratta, cioè, di persone o gruppi eletti oppure nominati da soggetti eletti. Non è richiesta dunque competenza di alcun genere, indipendentemente dal settore dove si dovrà operare. Nella proposta di Forma gli attori istituzionali sono divisi in maniera paritaria tra eletti (espressione del principio di rappresentanza) e tecnici (espressioni del principio di competenza). Questo consente al sistema di aumentare sensibilmente sia la propria efficacia, sia l’efficienza;
Il motore della Dynamic Polyarchy è ciò che abbiamo definito Ontology Box, un istituto di tecnici deputato all’individuazione della competenza e al definire il perimetro dell’azione dell’esecutivo sui singoli problemi. La prima funzione è svolta attraverso sistemi simili a quelli in uso in ambito scientifico internazionale (impact factor, peer review) unito a quello più pratico delle agenzie di cacciatori di teste, assicurando sempre la terzietà e la massima obiettività di giudizio; il secondo avvalendosi soprattutto dello strumento della scienza delle ontologie e della logica descrittiva.
In questo modello ideale, il popolo elegge direttamente un’Assemblea dei Delegati e il Capo dello Stato che riunisce in sé parte del potere esecutivo e parte di quello legislativo (separazione dei processi). L’Assemblea dei Delegati è formata da rappresentanti eletti sia su base territoriale (in ragione del numero di abitanti) che di settore di interessi. Un numero relativamente basso di delegati può rappresentare un meccanismo di compenso rispetto al fatto che l’Assemblea non gode di potere deliberativo. L’AdD forma anche il 50% di 24 commissioni parlamentari, con la metà dei membri di nomina politica e metà di estrazione tecnica. Il Capo dello Stato nomina, da un bacino selezionato, uno staff di collaboratori per l’esecutivo. Sono dunque di nomina politica ma di estrazione tecnica.
L’Ontology Box fornisce criteri solidi di individuazione delle eccellenze della società civile che possono, sempre tramite concorso pubblico periodico, confluire: (a) nelle 24 Commissioni; (b) nel bacino da cui può venir scelto un elemento dello staff del Capo dello Stato (governo); (c) nell’Ontology Box stesso.
L’Iter legislativo in sintesi
Secondo questo schema l’iniziativa di legge è detenuta da: (a) la cittadinanza, attraverso un sistema di liquid feedback con soglia; (b) l’Assemblea dei Delegati, con una soglia di almeno il 10%; (c) il 50% di una Commissione, ma con almeno un membro di estrazione politica tra i proponenti; (d) il Capo dello Stato.
Una volta che l’iniziativa prende la forma di un iniziale Progetto Sintetico, passa all’Ontology Box. Questo, previa consultazione di altri soggetti di natura tecnica e politica, produce almeno tre opzioni (o tre opzioni per ogni sotto-componente del Progetto), sotto forma di DDL semi-definitivo. Il Capo dello Stato sceglie una delle opzioni, che passa al membro o ai membri dello staff (governo) precedentemente individuati dall’Ontology Box per la materia in qustione; questi scrivono il DDL definitivo.
Solo a questo punto possono proporre un emendamento: (a) il 15% dell’Assemblea dei Rappresentanti; (b) il 15% degli aventi diritto al liquid feedback. Il Governo valuta ed eventualmente implementa gli emendamenti. Il DDL definitivo torna all’Ontology Box che ne verifica la correttezza concettuale e la coerenza costituzionale.
Solo a questo punto può opporre il veto: (a) il 66% dell’Assemblea dei Rappresentanti; (b) il 66% degli aventi diritto al liquid feedback.
L’azione di governo in sintesi
Il principale elemento di dinamismo di questa forma di Stato è rappresentata dall’esecutivo. Infatti il Capo dello Stato può decidere di organizzare l’esecutivo tanto per aree quanto per problemi. È l’ Ontology Box a selezionare i candidati possibili a seconda della funzione desiderata ma l’opzione finale è esercitata dal Capo dello Stato. Alcuni degli aspetti più interessanti, pertanto, sono rappresentati dal fatto che:
- Un ministro, o comunque si voglia chiamare un soggetto scelto per una determinata mansione esecutiva di vertice, può avere un mandato la cui durata è vincolata alla questione da affrontare;
- Ci si può trovare ad avere diverse persone ad occuparsi di aspetti diversi di un medesimo ambito senza che debba necessariamente esistere una figura primaziale assimilabile ad un ministro di una democrazia contemporanea;
- Le figure del governo che emergono dall’interazione tra Ontology Box e Capo dello Stato potrebbero essere inserite nel tessuto amministrativo in maniera così profonda da abbattere sostanzialmente le distanze tra la P.A. ed i suoi vertici, oggi rigidamente divisa tra burocrati e politici.
Riassumendo
È nostra ferma convinzione che la capacità di uno Stato di adattare le sue istituzioni ad un mondo in rapido cambiamento e senza più frontiere economiche ne determinerà non solo la possibilità di mantenere prosperità e benessere, ma soprattutto quella di poter affrontare con tempestività ed efficacia le nuove sfide che si profileranno.
L’idea di fondo della Dynamic Polyarchy è quella di una democrazia che riesca a giovarsi del principio di competenza senza per questo diventare una tecnocrazia. L’ Ontology Box è non solo lo strumento deputato alla razionalizzazione del principio di competenza ma anche quello che garantisce la trasparenza dei processi (ontologia esplicita) e l’accountability di tutti gli attori istituzionali.